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copertina con angoli e bordi rovinati, nessun segno all'internoLa faziosità politica. Gli errori a raffica. Le interviste ruffiane. Le vendette tra colleghi. Dopo cinquant’anni trascorsi nei giornali, Giampaolo Pansa fa di quel mondo un racconto all’arma bianca, implacabile, che non perdona nessuno. Tra passato e presente, mette in scena una quantità di personaggi, tutti attori di una recita spesso ingannevole e deviata: l’informazione stampata e televisiva, di volta in volta commedia o tragedia. E nel nuovo scritto Brutti, faziosi e bugiardi? Pansa descrive il permanere di una faziosità distorta anche nell’Italia post-berlusconiana, con giornali sempre più asserragliati in logore battaglie politico-culturali costruite in realtà nel disperato tentativo di difendere il proprio volume di vendite. Con rigore e passione, l’autore penetra la miseria delle continue risse tra giornali rivali, e osservando con amarezza un giornalismo che ha scordato il dovere di offrire ai lettori notizie neutrali, lancia un richiamo urgente: dobbiamo liberarci di questo deleterio istinto al linciaggio il più in fretta possibile. Oppure saremo perduti.
copertina con angoli e bordi rovinati, nessun segno all'internoLa faziosità politica. Gli errori a raffica. Le interviste ruffiane. Le vendette tra colleghi. Dopo cinquant’anni trascorsi nei giornali, Giampaolo Pansa fa di quel mondo un racconto all’arma bianca, implacabile, che non perdona nessuno. Tra passato e presente, mette in scena una quantità di personaggi, tutti attori di una recita spesso ingannevole e deviata: l’informazione stampata e televisiva, di volta in volta commedia o tragedia. E nel nuovo scritto Brutti, faziosi e bugiardi? Pansa descrive il permanere di una faziosità distorta anche nell’Italia post-berlusconiana, con giornali sempre più asserragliati in logore battaglie politico-culturali costruite in realtà nel disperato tentativo di difendere il proprio volume di vendite. Con rigore e passione, l’autore penetra la miseria delle continue risse tra giornali rivali, e osservando con amarezza un giornalismo che ha scordato il dovere di offrire ai lettori notizie neutrali, lancia un richiamo urgente: dobbiamo liberarci di questo deleterio istinto al linciaggio il più in fretta possibile. Oppure saremo perduti.