L' Arte Occidentale Della Guerra. Descrizione Di Una Battaglia Nella Grecia Classica. Con Contenuto
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sovracopertina con angoli rovinati, nessun segno all'internoL'arte occidentale della guerra, spiega Victor Davis Hanson in questo saggio, si fonda sulla ricerca dello scontro diretto di fanteria, terribile e risolutivo. Un'invenzione greca, tramandata dall'epica di Omero e dalle storie di Tucidide e Senofonte. La battaglia campale non era infatti una pratica comune, nelle guerre antiche, spesso più simili a una guerriglia episodica e selvaggia. Proprio per evitare gli assalti e la devastazione di campi e vigneti, i Greci costruirono una diversa idea di guerra, che si legava a doppio filo con l'essenza stessa della libertà e della democrazia: ogni uomo libero era disposto a correre il rischio di morire in poche ore nel cozzo brutale di lance e scudi, anziché lasciare le proprie terre e i propri cari in ostaggio delle sortite, delle razzie e degli incendi. È impossibile, allora, ragionare di questa idea di guerra senza calarsi nei panni del soldato semplice, dell'oplite schierato nella falange sul far della battaglia. Hanson non si limita infatti ad analizzare la struttura sociale delle città-stato, a ricostruire le tattiche o descrivere nel dettaglio le pesanti armi e gli equipaggiamenti. Riesce invece a disciogliere la storia nel racconto, facendoci rivivere in prima persona quel momento: respiriamo l'eccitazione e la paura, la solidarietà tra compagni di linea e la ferocia del corpo a corpo, ma anche i suoni, gli odori, la fatica. Tutta la dimensione umana dello scontro, tutto il peso di quell'ethos e di quel sacrificio. L'arte occidentale della guerra sopravviverà ai Greci e ad Alessandro Magno, perseguitando come un mito e un fantasma tutta la storia militare occidentale, dalle crociate a Napoleone, dal secondo conflitto mondiale fino alla disfatta americana del Vietnam, quando una nuova e diversa guerriglia segnerà la crisi e forse la fine di quel modello, l'illusione di una guerra nobile, di una vittoria pulita e priva di vergogna.
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sovracopertina con angoli rovinati, nessun segno all'internoL'arte occidentale della guerra, spiega Victor Davis Hanson in questo saggio, si fonda sulla ricerca dello scontro diretto di fanteria, terribile e risolutivo. Un'invenzione greca, tramandata dall'epica di Omero e dalle storie di Tucidide e Senofonte. La battaglia campale non era infatti una pratica comune, nelle guerre antiche, spesso più simili a una guerriglia episodica e selvaggia. Proprio per evitare gli assalti e la devastazione di campi e vigneti, i Greci costruirono una diversa idea di guerra, che si legava a doppio filo con l'essenza stessa della libertà e della democrazia: ogni uomo libero era disposto a correre il rischio di morire in poche ore nel cozzo brutale di lance e scudi, anziché lasciare le proprie terre e i propri cari in ostaggio delle sortite, delle razzie e degli incendi. È impossibile, allora, ragionare di questa idea di guerra senza calarsi nei panni del soldato semplice, dell'oplite schierato nella falange sul far della battaglia. Hanson non si limita infatti ad analizzare la struttura sociale delle città-stato, a ricostruire le tattiche o descrivere nel dettaglio le pesanti armi e gli equipaggiamenti. Riesce invece a disciogliere la storia nel racconto, facendoci rivivere in prima persona quel momento: respiriamo l'eccitazione e la paura, la solidarietà tra compagni di linea e la ferocia del corpo a corpo, ma anche i suoni, gli odori, la fatica. Tutta la dimensione umana dello scontro, tutto il peso di quell'ethos e di quel sacrificio. L'arte occidentale della guerra sopravviverà ai Greci e ad Alessandro Magno, perseguitando come un mito e un fantasma tutta la storia militare occidentale, dalle crociate a Napoleone, dal secondo conflitto mondiale fino alla disfatta americana del Vietnam, quando una nuova e diversa guerriglia segnerà la crisi e forse la fine di quel modello, l'illusione di una guerra nobile, di una vittoria pulita e priva di vergogna.
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